di Fabrizio Marciante
Parte Prima
Agosto 2028
In mezzo alla campagna di un paese
sperduto nel mondo Globo, fuori dalla storia, esiste un ufficio, un
edificio, un quadrato di cemento e cartongesso perso in una valle
scorticata senza nome per noi, forse per qualcun'altro si, che è
morto e sepolto in un cimitero dall'altra parte delle montagne,
vicino ad un comune vuoto e senza più nessuno, senza storia.
Intorno all'edificio un paio di
cani da pastore piuttosto giovani, portati lì in fretta in un
pomeriggio insieme allo stucco nuovo, la macchina del caffè
solubile, il recipiente col rubinetto dell'acqua di nuovo potabile
(adesso che che non era rimasto nessuno che se la beveva), un paio di
scrivanie e scaffali assemblabili di legno truciolato non più di
Svezia ma del mid-west americano ritornato a produrre già da tempo,
aerotrasportati a quintali a Ginevra da cui era partito un autocarro
che a Milano era divenuto un furgone e che da Roma al sito era
divenuto una Skoda pick-up sgangherata. Là, da sei giorni tre uomini,
un sistema di ricezione satellitare, un numero di telefono fisso, 3
Blackberries d'azienda, un Pajero grigio a sette posti, un cucinino
sempre americano con tutte le vettovaglie dentro: sughi pronti,
pasta, confezioni familiari di caffè macinato, merendine al
cioccolato pregne di conservanti (di queste quasi milioni, stipate in
due cassettoni appositi), 4 confezioni da sei di birre da 33 cl, e
poi infine un freezer pieno di pizze precotte e polli interi
surgelati, dei polli davvero giganti, no tacchini beninteso, dei
megapolli.
Degli uomini non conosciamo il
nome. Son lì per prendere decisioni sul loro paese, catalogabile al 43esimo posto per PIL mondiale del pianeta Globo. Si, il loro paese
43 era un paese diverso prima che era cominciata la crisi, forse 20
anni fa da quel 2008, ma oggi era diventato strano. I comuni che non
arrivavano ai diecimila abitanti erano stati chiusi per
“EMIGRAZIONE”, perché i vecchi erano morti e tutte le ultime
generazioni erano andate a lavorare e a procreare nei paesi Primo,
Secondo, Terzo, Quarto e Quinto, quando i più coraggiosi si
spingevano fino al Dodicesimo classificato. Il sud era finito. Più
di duemila anni fa, e almeno 850 anni prima della caduta di Troia,
Enotrio, di origine Siriana, si sarebbe stabilito in quella terra poi
Calabria. Poiché fertile come quella zona della Siria chiamata
“Ausonide” lui l'avrebbe ribattezzata “Ausonia”. Solo
al cessare del suo regno, dicesi durato 71 anni, suo figlio Italo ne
cambio il nome del tutto.
Attraverso e poi alla fine di tutte quelle ere storiche, specie per quelle degli ultimi tre secoli
rivoluzionari come non mai, tutto aveva chiuso come un cinema in
bancarotta con dentro quel che restava dei gadget di un'eternità
ammucchiati dentro le case e vittima di magri roditori. Orde di cani
randagi sono rimasti laggiù, sotto la cintura di Roma, oggi capitale
storica che ha ceduto i pochi palazzi delle istituzioni a Milano,
l'unico centro con un minimo di mercato rimasto.
L'ufficio suddetto se ne stava ai
piedi dell'Aspromonte. Nebbioso come non mai il monte ridiveniva più
selvaggio, perché bastava essere consapevoli di ciò che gli stava
intorno per miglia, il nulla. Certo che era rinato il brigantaggio
verso coloro che da qualche altro paese visitavano la campagna e le
rovine coi loro fuoristrada rinforzati. Un viaggio del genere se lo
potevano permettere soltanto i ricchi avventurieri, armati di un
dispositivo satellitare in grado di rilevare degli esseri viventi nel
territorio, di notte e giorno.
A sera giunta:
2. Milano dice che dobbiamo
sottostare al protocollo...”
1. Ma porca miseria, stiamo o non
stiamo cercando di far nascere qualcosa qua?”
2. Lassù non lo sanno però.”
1. Lassù dove? A Milano? (stufato)
2. No più su..”
1. Ah.. Ma è questo il punto no?
Loro non devono sapere.. Ma non c'eri al briefing?
2. Ah certo...
Al briefing del progetto
partecipavano giovani di tutto il mondo. Molti venivano da fuori,
pressoché tutti godevano di una sicurezza economica tale da poter
credere a quel paese dove erano nati i loro genitori. Molti ci
credevano talmente tanto che non ricordavano i punti base
dell'operazione. Questo nonostante ormai parlassero tutti
perfettamente almeno due lingue. In questo tempo avevano un altro
genere di ottusità. Ma da ricordare vi era ben poco, concetto base:
la segretezza rispetto all'Unione Europea e rispetto a tutte le
persone che non facessero parte dell'operazione.
Nel dopopranzo i tre uomini si
facevano la loro pennichella pomeridiana, ma prima c'era il caffé
insieme nella sala comune.
Nel pomeriggio del giorno prima
erano arrivate delle guardie pagate per due mesi dopo quell'altro
ieri in cui erano state avvistate diverse forme di vita dentro un
miglio dal sito. Molti erano animali, tutta la fauna della regione
montuosa, ma nessuno aveva impiegato troppo tempo a capire se c'era
pure qualche uomo perso nella campagna o intento a mettere a
repentaglio gli esiti dell'operazione. Per questo erano lì, a turni
e a riposo in una dependance dividevano cibo e bevande coi tre
uomini. Ma non si parlavano mai, o perlomeno, non ancora.
1. Dobbiamo metter su una qualche
linea sto pomeriggio.
2. Quanto tempo abbiamo?
1. Beh prima che arrivi il nuovo
staff. Sette giorni.
3. Il piano lo abbiamo già
consegnato no?
1. Quasi, ci serve qualche linea in
più. Ripeto... Qui siamo un po' a scazzo ragazzi. Non è una
vacanza. Dico a te (2), questo non è uno di quei residence di
scienze politiche dove rimacini la vecchia tesi cambiando le parole.
Siamo nel post del post e forse e bene che ti riprendi tutte le
vecchie foto che hai su facebook, quelle coi tuoi o magari un altra
più vecchia con soltanto loro che hai caricato su per darti un tono
vintage a tredici anni. Oggi pomeriggio voglio sentire proposte e chi
non mi convince lo accompagno personalmente a Roma questo weekend.
Ragazzi è una cosa seria.
2. ...
Mattina presto, Giorno 7
L'uomo (1) era andato a farsi una
passeggiata, lui che aveva un piano di scorta, lui che a quel
progetto ci aveva creduto. Per credere in qualcosa in un mondo
globalizzato e lontano secoli da una realtà autarchica e
autoreferente non si doveva soltanto rimpiangere Mussolini, ma si
doveva essere costretti a capire che genere di prodotto quel dannato
paese 43 potesse offrire al mercato globale. Per creare un prodotto
servivano le persone (quelle anche facili da trovare), le
infrastrutture, e per queste gli investimenti, quindi una necessaria
resa pubblica del progetto che però doveva ancora rimanere segreto
al radar europeo.
Qual'era in fondo la sua
alternativa?
La creazione di alcune comuni perse
in nelle campagne del sud.
Come?
Attraverso un processo di
cooptazione il progetto avrebbe tirato dentro con dei “passaggi di
sicurezza” alcuni giovani tra i 18 e i 25 anni. Una micro-comunità
avrebbe fiorito piano piano se gli si fornivano delle basi
naturali: semenze e strumenti di caccia.
Un credo?
Questo non sarebbe stato più
possibile nel mondo di oggi, ma ciò che resisteva era il desiderio
di esclusività, una sorta di fratellanza per la quale alcuni si
sarebbero illusi di essere i più validi perché scelti dal progetto.
In questo senso il progetto, nella sua segreta esecutività, sarebbe
divenuto l'idolo. Ma lui era consapevole che non si poteva adorare
un edificio pieno di computer. Sapeva che i giovani che avrebbero
accettato l'invito lo avrebbero quasi tutti fatto convinti di andare
incontro ad una vita naturale, ad una post-tecnocrazia puttana della
globalizzazione, tipica del mondo che si erano voluti lasciare alle
spalle.
In questo senso si doveva ritornare
necessariamente alla vita contadina.
Lui sapeva che la banalità della
sua alternativa di scorta ne faceva anche la più semplice, ma in
questo senso tra le più naturali e quindi più realizzabili. Se
avesse attecchito piano sarebbero nati i bambini e il paese avrebbe
ripreso indietro il suo nome. E forse, con la nascita di più
comunità si sarebbe tornati a quelle paleoguerre che non esistevano
più, lontane dall'ipocrisia di un conflitto odierno fatto di
attacchi sempre e solo chirurgici, capaci soltanto di far riapparire
l'ombra del Fungo altrove.
Lui invece sentiva la speranza in un nuovo
regno.